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ottobre 2023

Intelligenza artificiale, etica e Pubblica Amministrazione

L’intelligenza artificiale (AI) ci apre a innumerevoli occasioni di progresso tecnologico che hanno impatti positivi sulla società e sull’economia, per esempio migliorando l’assistenza sanitaria, rendendo più efficiente la produzione agricola o mitigando gli effetti del cambiamento climatico.

Intelligenza artificiale, etica e Pubblica Amministrazione

Focus

Tuttavia, la sua evoluzione è talmente rapida da lasciare diverse lacune in campo normativo, oltre a portare con sé questioni di natura etica, fra discriminazioni di genere, violazioni della privacy e fake news, per elencarne alcune.

Con l’Industry 4.0 stiamo vivendo un cambiamento epocale che comporta il ripensamento del rapporto uomo-macchina e macchina-macchina nell’organizzazione del lavoro, ma anche la costruzione di nuove relazioni sociali e questo rende necessari processi strategici di governance che coinvolgano Stati nazionali, comunità, organizzazioni sociali e individui.

La questione è già da tempo sui tavoli normativi, come dimostra la task force istituita dall’AGID già nel 2018 con l’incarico di analizzare le modalità con cui l’AI incide sull’evoluzione dei servizi pubblici per migliorare il rapporto tra Pubblica Amministrazione e cittadini. Il risultato è il libro bianco L’intelligenza artificiale al servizio del cittadino, che tratta tra l’altro di temi etici associati all’AI, calandoli nella tipica contrapposizione tra apocalittici e integrati, ciascuna categoria con i propri timori e i propri auspici.

La sfida etica sta nel trovare una risposta equilibrata alla polarizzazione di queste due visioni, integrando l’innovazione e tenendo conto degli effetti che questa ha già avuto e continuerà ad avere nello sviluppo della società, rispettando e salvaguardando i valori fondamentali universalmente riconosciuti. Se infatti da un lato il progresso tecnologico non può essere fermato, esso va accompagnato dall’umanesimo e va sicuramente arginato e incanalato attraverso un impegno che parte dall’analisi dei seguenti pilastri etici:

Qualità e neutralità dei dati
Responsabilità (accountability, liability)
Trasparenza e apertura
​​​​​​​Tutela della sfera privata

Queste sfide si affrontano partendo da un approccio antropocentrico, che pone sempre l’intelligenza artificiale al servizio delle persone, applicando principi di equità formale, sostanziale e procedurale, e soddisfacendo bisogni di base universali, tra cui il rispetto delle libertà e dei diritti degli individui e della collettività.

Tre domande a 

 

  • Agostino Melillo
    Communications Manager Italy and Spain
    and EMEA Influencers Lead at Intel

Prima di ricoprire il tuo ruolo in azienda hai fatto un percorso di carriera in agenzia di comunicazione. Quali le differenze e quali i punti di contatto?

Nella mia esperienza le differenze sono tante, ma ogni agenzia è diversa dall’altra e ogni azienda è diversa dall’altra, per cui fatico ad offrire una regola che sia valida universalmente. Inizierei da quello che per me non è cambiato, ovvero il modo di iniziare la giornata: doccia, colazione e rassegna stampa (spesso non in quest’ordine).

Quello che è cambiato, invece, è il contesto professionale, l’ambiente di lavoro, la struttura dell’organigramma, il modo di raggiungere i risultati. In agenzia sei in prevalenza fra professionisti con competenze simili alle tue, che svolgono funzioni a grandi linee omologhe, e che conoscono bene quello che è il tuo lavoro. La bussola del tuo lavoro sono i clienti a nord, la loro soddisfazione, e i giornalisti a sud, quanto riesci ad essere una fonte di notizie e unire i puntini per far accadere cose. Poi a est e ovest c’è il tuo diretto superiore e i leader dell’agenzia.

In aziende con struttura simile alla mia, pochi – o nessuno – nel tuo ufficio conoscono bene o hanno mai svolto il tuo lavoro. La maggior parte riveste tutt’altra carica e non ha idea del lavoro che c’è dietro le quinte per promuovere e difendere la reputazione dell’azienda. Devi essere tu promotore del tuo lavoro ed essere utile. I tuoi omologhi sono collocati in altri luoghi del mondo e il più del tempo vi sentite e vedete telematicamente.

Nell’ufficio locale sei per tutti l’esperto di comunicazione, una figura mitologica con gli occhi attenti del legal e il sorriso a trentadue denti del marketing, che ha la capacità magica di far finire le persone e i prodotti sui giornali, in tv o in video di youtube da decine di migliaia di visualizzazioni. E hai piena responsabilità della tua funzione. La tua bussola è il tuo manager o l’ad della country, con cui imposti gli obiettivi del tuo lavoro. Il nord è la reputazione del tuo brand.

Quando lasciai un’agenzia di comunicazione accettando l’offerta di un’azienda, la mia aspettativa era di poter seguire i progetti con maggiore profondità, avere maggiore controllo; essere responsabile di tutto il ciclo di vita del progetto di comunicazione, dall’analisi del problema all’impostazione degli obiettivi, dalla pianificazione strategica alla misurazione dei risultati. Scegliere con chi lavorare, impostare il brief. E in teoria è così. Poi nella vita reale ci sono sempre muri da abbattere e staccionate da saltare e lancette che scorrono, e la conoscenza completa delle cose è sempre irraggiungibile, coperta da un velo impalpabile, e si lavora con le informazioni che si riesce ad ottenere e i budget che si riesce a sbloccare e le persone che si riesce a coinvolgere... con l’imponderabile che osserva dal buco della serratura, pronto a bussare quattro colpi secchi sulla porta della sventura. Ma è anche questo il bello: senza limiti, l’arte non esiste.

In agenzia era stimolante scivolare da una riunione sulla posateria per la tavola ad una sulla sicurezza informatica, e poi una quotazione in borsa, la gestione della crisi reputazionale di una società di calcio, rebranding di una leggenda della moda uomo, magari tutto nella stessa mattina; e poi al pomeriggio brainstorming per preparare una gara di una multinazionale del settore alimentare. Ma era meno interessante quando posateria per la tavola, sicurezza informatica, quotazione in borsa, società di calcio, moda uomo e settore alimentare, ti scrivevano una email ciascuno, quasi in contemporanea, alle sette di sera, con priorità alta...e poi quel recall infinito per convincere almeno due giornalisti a partire per un roadshow di tre giorni in Calabria a fine agosto. Del cliente del martedì mattina e della sua call settimanale di tre ore in cui per la prima metà del tempo racconta fatti personali citando persone di cui ormai immagini le fattezze anche non avendole mai viste, e mai lo farai... E quando pensi di aver trovato un equilibrio e raggiunto una conoscenza della materia tale da poter svolgere in maniera soddisfacente il tuo lavoro anche per il giudice più severo di te stesso, entra un nuovo cliente e ti cambia la mansione... perché quello che ho visto in agenzia è che la quotidianità varia fortemente in base ai clienti che segui. In azienda, cambia se cambi ruolo.

Per rispondere – finalmente – alla domanda, concluderei che le affinità e le divergenze ci sono, ma dipendono tanto dall’ambiente umano, dal settore, dal proprio atteggiamento, e spesso anche dalla fase della vita che stai vivendo. Diffiderei di chi intabella una norma universale manichea.
 

Qual è, a tuo avviso, il cambiamento più significativo che è avvenuto (o sta avvenendo) nel mondo della comunicazione d’impresa?

I cambiamenti che stanno avvenendo nella comunicazione d’impresa sono tanti e repentini, paralleli alla rivoluzione copernicana della comunicazione massmediatica. Dovremmo scriverci un libro. Anzi, lo hanno già fatto in molti, ma tra qualche anno non saranno più validi.

La frammentazione dell’audience è un aspetto preminente del nostro tempo. La disintegrazione dei cluster demografici in personas. La disintermediazione. L’audience che prende parola, che agisce, ma che si distrae facilmente, anche. L’esplosione dei contenuti video. L’ascoltare che sembrerebbe piacere più del leggere e dello scrivere. La maggiore capacità di misurazione dell’impatto della comunicazione, o l’illusione di questa misurabilità: la metà delle cose che facciamo restano inutili ma continuiamo a non sapere quale sia questa metà. E poi c’è finalmente la riconosciuta importanza dell’employee come ambassador dell’azienda. Oggi con i social, soprattutto Linkedin, è impossibile non comprendere l’importanza della voce dei propri dipendenti per promuovere la reputazione di un’azienda. La comunicazione d’impresa è sempre più multidirezionale e multimediale.

In un mondo mediatico dove non tramonta mai il sole, dove sei costantemente esposto all’osservazione e valutazione da parte del pubblico, la reputazione è sempre più un patrimonio fondativo dell’impresa e la comunicazione d’impresa è ciò che la promuove e la protegge. Ma la reputazione è sempre meno proprietà dell’azienda stessa: la reputazione è una rappresentazione socialmente negoziata, il cui controllo si complica al complicarsi delle dinamiche sociali.

L’antidoto a questa complicazione del mondo e di chi lo abita è stringersi maggiormente attorno a quella che è la costruzione della propria identità e rinunciare ad inseguire tutti i pubblici. Il communication mix deve essere fondato sugli obiettivi e focalizzarsi sulle priorità. Assicurarsi di rivolgersi al mondo mantenendo lo stesso volto, gli stessi valori, in tutti i canali mediatici. Adattare il registro, ma non i valori di base. Lavorare sulla coerenza di ogni singolo messaggio. Lavorare sulle persone che offrono il proprio volto e la propria voce all’azienda per rappresentare quei valori con continuità e autenticità.

Forse il cambiamento principale che va operato è che in questo mondo il comunicatore deve essere nel board dell’azienda, partecipare alla valutazione delle decisioni strategiche.

E che le aziende devono evolversi da entità economiche organizzate con responsabilità sociale in entità sociali organizzate con responsabilità economica, perché il valore sociale che restituiscono sarà più importante di quello economico, per la loro longevità.
 

Raccontaci di un progetto del quale sei particolarmente orgoglioso

Fortunatamente sono tanti. I progetti di cui vado più orgoglioso sono quelli che hanno un impatto diretto positivo sulle persone., e mi dà spesso soddisfazione fare formazione. Al di là del singolo progetto, sono stato orgoglioso quando ho visto la reputazione dell’azienda in Italia salire dal 41mo posto di quando sono arrivato sette anni fa fino al settimo.

Se devo sceglierne uno, ricordo con piacere di un progetto per i bambini dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù al quale fui invitato, in cui contribuimmo con un viaggio virtuale fra le stelle in compagnia di un famoso divulgatore scientifico della tv, installando in una sala dell’ospedale dei mini-PC Intel NUC e dei visori di VR. Non ricordo le parole esatte che usò una bambina intervistata al TG mentre volteggiava intorno alla Luna per descrivere l’esperienza, per lei che era bloccata a letto da mesi, ma furono molto emozionanti.

E poi, sempre in tema di VR, fu senz’altro memorabile una delle prime attività fatte in compagnia dell’agenzia di comunicazione con cui lavoriamo attualmente. Era l’inizio del 2020 e sapete tutti quanto stava accadendo nel mondo in quel periodo, specialmente in Italia, oltre che in Cina. Avevamo un evento stampa in programma e decidemmo, anziché annullarlo, di convertirlo al 100% in un metaverso (a quel tempo “metaverso” non era ancora la definizione più in voga dei mondi virtuali... sembra passata un’era geologica). Fummo i primi in Italia a provarci in questa modalità (all’estero conoscevo un altro paio di tentativi con esiti più o meno buoni) e le sfide sono state tante. Ma fu un successo – al netto di giornalisti solitamente impeccabili che a un certo punto iniziarono a lanciarsi reciprocamente addosso le pietanze virtuali del buffet.... Fu anche uno sforzo organizzativo immane in quel periodo, con ingenti criticità nella gestione pratica dell’evento: immaginate di riconoscere e intercettare i tanti giornalisti partecipanti solo dai loro avatar fra le diverse stanze parallele nel metaverso, tenerne traccia, assicurarsi che avessero una buona esperienza e che riuscissero a seguire gli speech. L’agenzia fece un capolavoro.

News dal mondo social

Informazione e marketing sui canali di Whatsapp

Whatsapp ha lanciato i “canali”, con cui ricevere aggiornamenti importanti da persone e organizzazioni. Alla base dell’operazione, massima attenzione alla privacy e alle informazioni personali di amministratori e follower. Molti i brand che li stanno già utilizzando, insieme a creator, community e stampa, come Corriere della Sera e La Repubblica.

LinkedIn continua ad ampliare il “profilo verificato” per gli utenti

Dopo il lancio nel mercato USA, LinkedIn offre la possibilità di avere il badge “certificato” agli utenti in Canada e Messico che lo desiderano. La piattaforma si sta muovendo cautamente per la necessità di trovare partner locali nei singoli Paesi, in grado di garantire la gestione delle richieste degli utenti, che avvengono attraverso il caricamento dei propri documenti d’identità. Secondo LinkedIn, i profili verificati registrano il 60% in più di visualizzazioni, il 50% in più di commenti e il 30% in più di messaggi.

Con l’AI sorridere in foto non servirà più?

La fotocamera di Google Pixel 8, l’ultimo Smartphone di Google, contiene una funzionalità di AI in grado di correggere in maniera quasi istantanea le espressioni dei volti delle persone. Oltre a questo, corregge occhi chiusi e può cambiare la direzione del volto dei protagonisti. In futuro, avremo in archivio foto di momenti mai esistiti?

News dal mondo dell'editoria

Nuove nomine nel gruppo GEDI

L’AD di Gedi News Network Corrado Corradi ha comunicato una serie di novità ai vertici dei quotidiani del Gruppo GEDI: Massimo Giannini lascia La Stampa e torna a la Repubblica come editorialista e commentatore. Andrea Malaguti assume la direzione de La Stampa. Luca Ubaldeschi lascia il Secolo XIX, che sarà guidato da Stefania Aloia.

Giro di poltrone in Italpress

L'agenzia di stampa Italpress festeggia quest'anno 35 anni di attività. A celebrare il traguardo è arrivato un giro di poltrone, tra nuove nomine e promozioni: Salvatore Trapani, Antonio Ricotta e Fabio Scavuzzo entrano nella squadra del desk centrale di Palermo, al fianco di Brocato e Merenda.

Nasce Radio FABI

Nasce l'emittente online della Federazione Autonoma Bancari Italiani. Dopo i podcast sull'educazione finanziaria, si amplia così la gamma degli strumenti di comunicazione con il primo podcast di Radio Fabi disponibile su tutte le piattaforme digitali esistenti: Spotify, Apple Podcast, Amazon Music, Spreaker e YouTube Music.

Paolo Pombeni nuovo direttore della rivista Il Mulino

Paolo Pombeni, politologo e storico, è il nuovo direttore della rivista Il Mulino per il triennio 2024-2026. Lo ha eletto l’assemblea dei soci nella sede di Bologna della casa editrice.

Best practice di comunicazione

Imprese e futuro, tra cloud e intelligenza artificiale le norme e i processi aiuteranno a mantenere la bussola puntata nella giusta direzione

Il 10 ottobre è andato in scena a Verona Change Up, l’importante evento dedicato alle imprese italiane e alle loro figure apicali. La manifestazione si è focalizzata su temi di scenario economico e di innovazione tecnologica, nel quadro delle normative internazionali, locali e con particolare riferimento al settore della digitalizzazione documentale. Promotore della manifestazione Archiva Group, azienda punto di riferimento da oltre 30 anni per lo sviluppo di servizi digitali in outsourcing e per la consulenza specializzata in trasformazione digitale.

Il nome scelto per l’evento, Change Up, significa letteralmente cambiare marcia e questo è stato il punto di partenza di una manifestazione che ha voluto proporsi come un percorso alla ricerca della conoscenza e della consapevolezza adatte ad affrontare con successo la quotidianità della quarta rivoluzione industriale, nella quale le organizzazioni e gli individui si trovano oggi.

Parola del mese

Demistificare il gergo tecnico
AI Generativa

Se si chiede a ChatGPT-4: “Sei un'intelligenza artificiale generativa?” lei risponde: “Sì, sono un modello di intelligenza artificiale generativa chiamato GPT-4, sviluppato da OpenAI. Posso rispondere a una vasta gamma di domande e discutere vari argomenti. In che modo posso aiutarti oggi?”.

Intelligenza Artificiale (AI) e Intelligenza Artificiale Generativa (GenAI) sono due concetti spesso confusi, ma con differenze significative. Il primo incorpora una vasta gamma di tecnologie che consentono alle macchine di eseguire operazioni che richiedono l'intervento dell'intelligenza umana, o che facilitano tale compito. L'AI Generativa, di contro, va oltre l'analisi dei dati esistenti e mira a creare nuovi contenuti che assomiglino e abbiano caratteristiche simili ai modelli di dati con cui è stata addestrata e a cui è stata esposta.

Secondo la definizione di McKinsey, l'Intelligenza Artificiale Generativa descrive algoritmi che possono essere utilizzati per creare nuovi contenuti, tra cui audio, codice, immagini, testo, simulazioni e video in modo autonomo e creativo. Il contributo che la GenAI potrebbe apportare all'economia globale è stimabile fino a 4.400 miliardi di dollari all'anno, cifra che si avvicina al PIL annuo di un paese come il Regno Unito