Tre domande a
- Sara Serafini
Imprenditrice sociale e Co-founder
The Good in Town
In questo numero siamo lieti di ospitare Sara Serafini, che nella sua veste di imprenditrice sociale e dall’osservatorio della sua testata The Good in Town ha un punto di vista privilegiato sulle tendenze e sulla strada che ancora rimane da percorrere nello sviluppo di una strategia aziendale di innovazione sostenibile in Italia.
Con la tua attività, aiuti le imprese nel percorso verso l’innovazione sostenibile e nella corretta comunicazione: quali settori sono più sensibili a questa evoluzione e quali sono indietro?
Ci sono dei settori più coinvolti per le implicazioni sul fronte ambientale ma vediamo che i livelli di maturità cambiano molto in base alle dimensioni dell'azienda e al commitment del top management.
Le recenti normative come la CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) hanno contribuito ad accelerare richieste e approfondimenti sugli obblighi di reporting non finanziario, un tema noto alle grandi imprese che spesso si trovano ad affrontare difficoltà di comunicazione e raccolta dati per misurare i livelli di sostenibilità delle loro filiere.
Quindi, al di là degli obblighi, si rende necessario per le imprese più piccole e che hanno meno risorse, un lavoro di formazione e affiancamento che le aiuti a comprendere l’importanza delle richieste che arrivano dai clienti e a strutturare informazioni e attività legate ai temi ESG. Per le aziende più strutturate, spesso le criticità sono legate ai problemi di comunicazione e ingaggio degli stakeholder interni o all’approccio da adottare per la comunicazione esterna perché sia verificata e compliant ai recenti aggiornamenti della direttiva contro il greenwashing.
Ritieni che in Italia ci sia sufficiente cultura dell’innovazione sostenibile?
Penso che ci sia un potenziale grandissimo ma che ancora non sia sviluppato totalmente.
Lo dimostra il fatto che spesso non sia considerato nelle strategie di business una priorità, anche se la sostenibilità si declina in ogni ambito concretamente, con scelte di governance legate a valori ed etica, con progetti che rafforzano la relazione con dipendenti e territorio o che riducano l’impatto ambientale dei processi produttivi.
Per questo riteniamo fondamentale contribuire alla divulgazione di best practice che alimentino questa cultura dell’innovazione sostenibile, raccontando i progetti attraverso la comunicazione, ispirando altre aziende a replicare esempi vicini a loro, "spacchettando" le attività di percorsi di sostenibilità già avviati per far comprendere meglio come sia necessario agire passo dopo passo, al proprio ritmo, ma con trasparenza e obiettivi chiari.
Come vedi il futuro della nostra economia fra 10 anni?
È difficile fare previsioni in un contesto geopolitico e demografico così mutevole ma vedo l’urgenza di affrontare ora la transizione verso nuovi modelli sostenibili, proprio per garantire quel futuro che è già qui, è vicino.
Oltre alle sfide sul clima stiamo assistendo all’intensificarsi delle tensioni sociali, al costante aumento dei flussi migratori, alla crescita di povertà e disuguaglianze. Sono fatti che osserviamo da vicino con le nostre attività nel sociale ma che ci toccano tutti in qualche modo.
Cambiano il nostro modo di vivere spazi urbani, posti di lavoro, relazioni; che ci stimolano ad essere più resilienti, ad affrontare la diversità ma anche a pensare a come possiamo rendere più concreta con le nostre azioni la Good Economy: un modello che tenga conto di prosperità, pianeta e persone con la stessa attenzione, per garantire un futuro a tutti.
Oggi le imprese si trovano ad affrontare molte sfide e l’instabile contesto generale, la difficoltà di reperire profili professionali e competenze, le richieste del mercato e degli investitori, la complessità delle normative spesso le costringono a fare scelte che penalizzano il percorso di transizione verso la Good Economy.
Eppure c’è del buono da cui partire, il buono a cui ci riferiamo quando parliamo di “The Good in Town”: le caratteristiche uniche delle nostre imprese e dei nostri territori, le persone che ne fanno parte e che possono condividere intenzioni e finalità per raggiungere meglio insieme questo futuro.